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Scrittori e scrittrici amanti dei gatti

I gatti hanno un posto speciale nei cuori e nelle penne di numerosi scrittori e scrittrici. Non solo hanno condiviso con loro la vita quotidiana, ma sono spesso diventati protagonisti delle loro opere, simboli di mistero, indipendenza e saggezza, oppure buffi accompagnatori dal carattere incostante.

Di seguito trovi alcuni esempi famosi dalla storia della letteratura degli ultimi secoli.

Elsa Morante (1912-1985)

L’autrice de La Storia  e L’isola di Arturo aveva un legame profondo e affettuoso con i gatti, che spesso possiamo ancora vederle accanto nelle fotografie in bianco e nero. Con i felini condivideva un’affinità spirituale, fatta d’indipendenza e desiderio di esplorazioni solitarie. Oltre a dedicare una poesia alla sua gatta siamese Minna, Morante inserì figure feline anche nei suoi romanzi, come Alvaro, il gatto che accompagna la protagonista Elisa in Menzogna e sortilegio.

T.S. Eliot (1888-1965)

Uno degli esempi più celebri di scrittori che hanno elevato i gatti a soggetti letterari è il poeta T.S. Eliot. Il suo libro Old Possum’s Book of Practical Cats, tradotto in italiano come Il libro dei gatti tutto fare, è una raccolta di poesie divertenti e affascinanti che descrivono il comportamento e la psicologia sociale feline. I componimenti, pubblicati nel 1939, sono stati anche l’ispirazione per il musical Cats del 1981 di Andrew Lloyd Webber. Eliot vedeva nei gatti una fonte d’ispirazione per esplorare temi più profondi della condizione umana.

Ernest Hemingway (1899-1961)

Oltre all’avventura e allo sfoggio di virilità, Ernest Hemingway amava i gatti polidattili, cioè dotati di più dita per zampa rispetto alle consuete quattro. Si tratta di una condizione molto comune in alcune zone del mondo, tra cui la costa orientale degli Stati Uniti. Nella sua casa a Key West, Hemingway aveva un gatto a sei dita di nome Biancaneve che gli era stato regalato da un capitano di mare. La casa è ora un museo ed è abitata dai discendenti di Biancaneve, circa cinquanta (!), che continuano ad attrarre turisti e ammiratori dell’autore.

Colette (1873-1954)

La scrittrice francese Colette, famosa per il romanzo Gigi e per la serie di storie dedicate alla vita del personaggio Claudine, era una nota amante dei gatti. Il suo romanzo breve del 1936, La gatta, racconta un triangolo amoroso particolare — tra una donna, suo marito e la gatta che lui sembra preferire a lei. Il protagonista maschile era probabilmente d’accordo con quanto diceva Colette stessa: “Il tempo trascorso con un gatto non è mai sprecato”.

Doris Lessing (1919-2013)

Scrittrice britannica e premio Nobel per la Letteratura, Doris Lessing espresse a più riprese il suo affetto per i gatti. A lungo ha convissuto con un gatto a cui doveva volere molto bene, considerato che lo aveva chiamato El Magnifico. “Era un gatto molto intelligente”, ha raccontato al Wall Street Journal nel 2008. “Cercavamo di venirci incontro, di metterci entrambi allo stesso livello. Lui partecipava. Tuttavia, alla fine della fiera, la comunicazione era piuttosto limitata”.


Come scegliere il nome da dare al gatto

Scegliere il nome perfetto per il proprio gatto è un passo importante che pone le basi per una relazione duratura e affettuosa. Questo nome non è solo un’etichetta, ma diventa un rinforzo positivo e uno strumento di comunicazione usato quotidianamente nelle interazioni col nostro amico felino, dai momenti di gioco e relax alle chiamate per il cibo e per passare del tempo insieme.

Iniziate osservando le particolarità fisiche e comportamentali del vostro gatto. Un gatto vivace e curioso potrebbe ispirarvi a usare nomi di esploratori o di astronauti oppure onomatopee che suggeriscano il suo carattere scattante, mentre per un gatto placido e amante del sonno potrebbero andar bene nomi che richiamino la sua indolenza. Anche il colore e la lunghezza del pelo possono essere fonti di ispirazione per nomi che rispecchiano queste caratteristiche distintive: un manto bianco potrebbe tradursi in Fiocco, mentre uno nero in Ombra.

Volgete poi lo sguardo alla cultura popolare. Se siete cinefili, lettori appassionati, amanti della musica o dei cartoni animati, ci sono infinite possibilità. Un gattino potrebbe prendere il nome da un personaggio della saga di Harry Potter o dal protagonista di un film di Disney.

Condividete la scelta del nome con i vostri familiari o conviventi. Potete fare una lista di nomi, discuterli insieme e fare una votazione o lasciare che decida il caso: estrarre un nome da un cappello o lanciare una moneta. È meglio che tutti concordino sul nome, considerato che lo pronunceranno spesso.

Una volta fatto un elenco di nomi che vi convincono, provate a usarli per chiamare il vostro gatto e osservate la sua reazione. Vi guarda o si avvicina? Allora il nome potrebbe essere quello giusto. Se non mostra interesse, potreste dover fare qualche altro tentativo.

E se vi mancano le idee? Il web abbonda di suggerimenti, con siti che elencano una vastità di nomi comuni e insoliti. Tutto ciò che serve è una rapida ricerca su Google e troverete numerosi spunti e liste di nomi da cui trarre ispirazione.

Inoltre, ricordate che i gatti riconoscono il proprio nome e possono essere addestrati a rispondere quando chiamati. Abituateli associandolo a momenti piacevoli, come l’orario dei pasti o i giochi, e considerate l’ipotesi di offrire dei piccoli premi come bocconcini appetitosi per rafforzare l’apprendimento.


Presentiamo la nuova gamma Keké

Metti l’accento sulla genuinità: è l’accento di Keké, una linea storica di prodotti Giuntini per gatti, che abbiamo rinnovato nelle ricette e nell’estetica.

Keké alimenta il benessere dei tuoi mici con prodotti d’eccellenza,  certificati e controllati lungo tutta la filiera, non testati su animali, privi di zuccheri aggiunti e di aromi artificiali. La gamma Keké comprende alimenti secchi e umidi preparati secondo ricette originali, complete e bilanciate, per le quali selezioniamo esclusivamente ingredienti di alta qualità. Con Keké, ci prendiamo cura di pari passo dell’appetito e del benessere del tuo gatto, in ogni fase della sua vita.

La nuova gamma comprende due linee: Keké Supreme e Keké Classic.

Keké Supreme offre ricette specifiche per andare incontro alle esigenze di ogni gatto, con carni fresche e oltre il 50% di proteine animali in ogni formulazione.

Keké Classic riprende la tradizione di un brand trentennale: alimenti umidi o secchi, completi e bilanciati, ricchi di gusto e di alto valore nutrizionale grazie a taurina, vitamine e minerali essenziali.

La nuova gamma Keké guarda anche alla sostenibilità: utilizziamo confezioni in carta certificata FSC a ridotto impatto ambientale, per una gestione responsabile e sostenibile delle foreste e degli ecosistemi.

Per scoprire tutti i dettagli di ogni prodotto, visita la sezione del nostro sito dedicata ai prodotti Keké.


Addestrare il gatto

È opinione diffusa che i gatti siano animali indipendenti e testardi, impossibili da addestrare. Come capita con molte altre opinioni diffuse, si tratta di una generalizzazione superficiale e tutto sommato falsa. I gatti possono apprendere un’ampia gamma di comportamenti e abilità: possono imparare il modo corretto di usare la lettiera, quale oggetto usare per farsi le unghie, i comandi ai quali rispondere, e persino a fare dei piccoli “numeri” da veri e propri animali addestrati. Come vedremo nel resto dell’articolo, tanto tu quanto il tuo gatto potreste trarre vantaggi dall’addestramento.

Perché addestrare il gatto?

Un buon addestramento può permetterti di costruire un rapporto più solido con il tuo pet migliorando la comunicazione, la fiducia e l’affiatamento. Per il gatto può anche essere l’occasione di fare esercizio fisico e ricevere stimoli per l’attività mentale, tutti fattori utili nella prevenzione di noia, stress e problemi comportamentali. Inoltre, grazie all’addestramento il gatto potrebbe diventare più cooperativo al momento di prestarsi alle cure tue o del veterinario. Un gatto obbediente ti fa risparmiare fatica e può essere motivo d’orgoglio.

Come addestrare il gatto?

Fondamentale, per l’addestramento, è l’uso dei rinforzi positivi: quando il gatto compie l’azione che desideriamo, dobbiamo premiarlo con qualcosa che apprezza, come snack, giocattoli, coccole o altre forme di attenzioni. Al contrario, è importante evitare punizioni o l’uso della forza, perché in questo modo rischiamo di logorare la relazione e rendere il gatto timoroso o aggressivo nei confronti nostri e anche degli altri umani. Le sessioni di addestramento dovrebbero essere brevi e divertenti, di una durata compresa tra i 5 e i 10 minuti, con un finale piacevole e positivo.

Per addestrare il gatto a compiere un’azione o acquisire un’abilità, puoi provare questi metodi:

  • Attirarlo con un premietto o un giocattolo. Per esempio, puoi insegnargli a sedersi reggendo uno snack poco in alto rispetto alla sua testa (in modo che non salti) e muovendo leggermente la mano verso lo spazio tra le sue orecchie, fino a quando il gatto non si sarà seduto. A quel punto, dì “siedi” e dagli ciò che tenevi in mano.
  • Usare un clicker, cioè uno strumento che fa un rumore riconoscibile come un “clic” nel momento in cui il gatto compie l’azione che desideri. Per esempio, puoi fare un clic ogni volta che il gatto si siede a comando, e poi dargli un premio: è un modo per velocizzare e chiarire l’apprendimento, perché aiuti il gatto a capire di preciso quale suo comportamento hai apprezzato.
  • Cogliere l’attimo. Quando ti accorgi che il gatto sta facendo spontaneamente un comportamento che vorresti ripetesse anche in futuro, fai un clic e dagli un premio. Per esempio, quando si fa le unghie sul tiragraffi anziché sul divano, o quando ti raggiunge non appena lo chiami.

Ricorda di essere paziente e coerente con il tuo gatto. L’addestramento richiederà probabilmente tempo e costanza, ma alla lunga ne varrà la pena: avrai un gatto più felice e più sano che ama imparare cose nuove con te.


Perché il mio gatto lecca la saponetta?

Lo stereotipo del gatto come animale riservato, un po’ bizzarro e interamente autonomo è sempre divertente; tuttavia, non dobbiamo dimenticare che i comportamenti anomali non vanno derubricati a piccole stranezze.

È il caso dei gatti che leccano o sgranocchiano le saponette: questa abitudine va tenuta d’occhio e dissuasa o “curata”. Non solo perché il sapone non è commestibile per i gatti, e l’ingestione di quantità eccessive può causare loro duraturi problemi digestivi (all’insorgere dei quali sarà bene contattare un veterinario), ma anche perché il comportamento potrebbe rappresentare lo sfogo di un disagio.

Ma partiamo dall’inizio: perché il gatto è attratto dalla saponetta? Tre sono le cause principali da valutare.

Se il sapone contiene grassi animali, è possibile che il gatto arrivi a percepirli con l’olfatto e cerchi di cibarsene. In questo caso, cambiare tipo di sapone o renderglielo irraggiungibile sarà sufficiente a fargliene passare il desiderio.

Un’altra possibilità è che il gatto sia annoiato o stressato. In questo caso, sottrargli il sapone potrebbe interrompere il comportamento specifico, ma non ridurre il disagio sottostante; anzi, toglierebbe al gatto una valvola di sfogo, per quanto inopportuna. Bisogna risolvere il problema alla radice, individuando la causa dello stress e rimuovendola, o facendogli fare più attività fisica e mentale se ultimamente è stato poco stimolato.

In buona parte dei casi, tuttavia, il motivo per cui il gatto lecca o mangia la saponetta è un disturbo alimentare noto come picacismo o sindrome di pica. Si tratta di una condizione che può riguardare tanto gli esseri umani quanto gli animali. In latino, pica era la gazza, animale noto per la tendenza a beccare oggetti non commestibili: chi soffre di picacismo, infatti, trova irresistibilmente appetitosi materiali non alimentari come carta, tessuti, terra o altri, tra i quali appunto il sapone.

Di solito, l’insorgere del picacismo nei gatti è attribuito a un deficit nutrizionale o a un disturbo compulsivo. Spesso dipende da una carenza di fibre e di ferro, ed è importante parlarne con un veterinario per riportare alla normalità l’appetito del vostro amico a quattro zampe.


Al lavoro con il pet

Il luogo di lavoro può diventare più accogliente se portiamo con noi un amico. Cani e gatti sono ammessi in un numero crescente di luoghi di lavoro, soprattutto uffici, a patto che la condotta dell’animale non ostacoli il normale svolgimento delle attività. Ma è davvero una buona idea? Impossibile rispondere senza conoscere il contesto; ogni caso deve essere valutato singolarmente. In questo articolo, raccogliamo alcuni consigli e spunti di riflessione sulla base dei quali sperimentare e poi decidere.

Immaginiamo di aver avuto un “via libera” dal datore di lavoro: se non sorgeranno ostacoli all’attività, potremo tranquillamente tenere un animale con noi. A questo punto, le prospettive da considerare sono diverse: quella del pet, la nostra, e quelle dei nostri colleghi, che inoltre potrebbero a loro volta portare un pet con sé.

Nella quasi totalità dei casi, i luoghi di lavoro non sono progettati per accogliere animali. Prima di tutto, quindi, dovremo creare le condizioni per il benessere del nostro cane o gatto. Gli esperti suggeriscono di riservargli uno spazio, dove disporre un tappetino o un cuscino a cui è già abituato e di cui riconosce l’odore.

Predisporre una zona “di sicurezza” è essenziale perché venire al lavoro con noi per il pet diminuisce il rischio di solitudine tanto quanto aumenta il rischio di ansia, stress e confusione: si tratterà almeno inizialmente di un luogo sconosciuto, dove inoltre potrebbero esserci molte persone che parlano, telefoni che squillano, e così via.

Anche le attenzioni in buona fede dei colleghi possono essere eccessive: gli animali, come gli umani, apprezzano le coccole ma non in ogni momento, non da parte di chiunque, e non se hanno chiaramente manifestato il desiderio di essere lasciati in pace.

Inoltre, durante la pausa pranzo o in altri momenti concordati con il datore di lavoro, prendiamoci il tempo di accompagnare il pet a fare una passeggiata.

Esiste anche la possibilità che la giornata in ufficio sia tranquilla e silenziosa, e che il pet finisca per annoiarsi: per aiutarlo a scaricare le energie, mettiamogli a disposizione dei masticabili naturali o dei giochi di attivazione mentale.

Entrare a contatto con più persone e animali del solito espone il pet a una maggiore probabilità di contrarre malattie. Evitiamo di fargli correre questo rischio, se il suo sistema immunitario è debole o se non è in pari con le vaccinazioni.

Nonostante tutte queste precauzioni, è ancora possibile che il pet sia a disagio nel nostro luogo di lavoro: non possiamo certo costringerlo a seguirci se non vuole, quindi dovremo accettare di rivederlo solo a fine giornata.

Per quanto riguarda i benefici per gli umani, è emerso da uno studio della Virginia Commonwealth University che la vicinanza di un cane durante il lavoro può ridurre i livelli di stress e ansia. Senz’altro, la cosa migliore sarebbe risolvere stress e ansia alla radice, eliminandone la causa (un carico di lavoro eccessivo, un rapporto infelice con i superiori, i colleghi o i clienti, e così via); d’altra parte, questo può richiedere tempo, e la compagnia di un pet può aiutarci a superare periodi difficili.

Secondo lo stesso studio, accarezzare un animale abbassa la pressione sanguigna e rende più calmi. Un pet non è uno strumento, ma è un fatto che le persone si sentono più rilassate e felici; si concentrano più facilmente e diventano più produttive. Oltre a modificare in positivo gli equilibri fisiologici, avere il pet con sé libera la mente dalla preoccupazione che in casa stia soffrendo la solitudine o si stia mettendo in qualche modo in pericolo.

I pet facilitano anche le relazioni con i colleghi: nei limiti di quanto detto sopra, aiutano a rompere il ghiaccio e costruire un ambiente di lavoro più accogliente.

A proposito di convivenza con i colleghi, assicuriamoci che questi non abbiano la fobia dell’animale e che non siano allergici al suo pelo. E non portiamo il pet con noi se in ufficio si rivela ingestibile, rumoroso o aggressivo nei confronti di persone, altri animali o materiali di lavoro.


Posso mettere un costume al mio cane o gatto?

Intorno a Carnevale e Halloween, i social media si popolano di foto di animali in costume: gatti sobri e altezzosi che spuntano da enormi collari colorati come orchidee, cagnolini mansueti truccati da feroci Cerbero, con due teste di cane finte ai lati del collo, e così via.

Sono immagini capaci di strappare un sorriso anche allo spettatore più cinico. Ma è davvero una buona idea far indossare un costume al tuo amico a quattro zampe?

Come per molte cose della vita, la risposta è “dipende”: nulla impedisce di provare, a patto di usare le dovute attenzioni. Alcuni animali non hanno problemi con i costumi, altri sembrano proprio divertirsi, ma per tanti altri ancora sono una fonte di disagio inaccettabile. In linea di massima, i gatti accettano molto meno volentieri di essere decorati, rispetto ai cani.

In ogni caso, teniamo a mente che non è stato il nostro cane o gatto a esprimere il desiderio di travestirsi. Senza moralismo, possiamo riconoscere che cerchiamo un appagamento più nostro che suo, nell’agghindarlo in modo bizzarro e nel postare la sua immagine sui social o nel mandarla ai nostri amici su WhatsApp.

Di conseguenza, il nostro primo obiettivo non sarà decidere se fotografare il pet in giardino o in salotto, ma capire se ha qualcosa in contrario all’idea di indossare un costume. E come interpretare le sue reazioni quando proviamo a fargli indossare qualcosa?

Teniamo presente una regola generale: se siamo in dubbio sul senso da dare al suo comportamento, prendiamolo per un “no” e rinunciamo. Meglio andare sul sicuro, piuttosto che sottoporre l’animale a uno stress inutile.

Ecco alcuni segnali che il cane o gatto non sopporta di indossare un costume:

  • cerca con insistenza di toglierlo, strappandolo via con le zampe o con i denti;
  • mostra sintomi di paura, ansia o disagio; per esempio, il cane sbadiglia, ansima, lecca l’aria, mette le orecchie all’indietro o presenta un’espressione tesa;
  • abbaia, miagola o guaisce.

Inoltre, anche se il tuo amico sembra perfettamente a suo agio, dobbiamo scegliere o confezionare un costume che non costituisca un pericolo, e tenerlo d’occhio per tutto il tempo (breve, suggeriamo) in cui lo indosserà.

Innanzitutto, il cane o gatto deve avere sempre gli occhi, il naso e la bocca liberi, per non subire una limitazione dei suoi sensi e delle sue capacità di respirare, bere e mangiare. Deve poter espletare i suoi bisogni fisiologici senza problemi. Deve potersi muovere liberamente o stendere comodamente se è stanco.

Il costume non deve avere spille o altri elementi appuntiti e nemmeno fibre sciolte, fili o parti pendenti che l’animale possa strappare e ingoiare, con il rischio di soffocare. Per non intralciare i movimenti, non deve essere né troppo stretto, né troppo largo. Considera anche la temperatura del luogo dove ti trovi: il costume potrebbe essere troppo caldo per il pet e farlo stare male.

A volte, una soluzione accettabile può essere un piccolo accessorio poco invasivo come un fiocco, una bandana, un nastro o qualcosa di simile, anziché un costume completo. Oppure, nel caso di un cane, la decorazione di un cappottino che è già abituato a indossare.

Infine, un aspetto da non sottovalutare: se anche tu indossi un costume, insieme al tuo cane o gatto, considera che potrebbe non riconoscerti subito o non capire cosa ti è successo, quindi evita di spaventarlo.


Quando un gatto cerca il contatto

Forse hai sempre pensato al gatto come un animale indipendente e solitario. Ma quando ne hai uno, ti accorgi che questi esemplari cercano spesso il contatto fisico con chi gli sta attorno. Ti sei mai chiesto perché lo fanno?

 

Strusciarsi contro gambe e mani è sicuramente una dimostrazione di interesse da parte del gatto nei confronti di estranei e padroni. Ma come accade in maniera più palese per i cani, il gatto assume tali comportamenti per comunicare qualcosa. Un bisogno o semplicemente il loro stato d’animo in quel momento.

 

Come ci cerca

Cosa fa nello specifico un gatto che cerca il contatto con l’essere umano?

Se parliamo di un esemplare particolarmente affettuoso e socievole, non si tratterrà dal leccarci la mano o altre parti del corpo a portata di (sua) zampa!

Quando un micio ha voglia di giocare, la leccata può trasformarsi in un morsetto, dato apposta per attirare l’attenzione di chi gli sta vicino e coinvolgerlo.

Un gatto domestico potrebbe spesso e volentieri addormentarsi accanto o sopra il proprio padrone in segno di fiducia, mostrandosi così completamente indifeso ai suoi occhi.  con un gatto, ti sarà capitato di ricevere delle “attenzioni” particolari da lui. Eccone qualche esempio.

Infine il gesto più comune: strusciarsi. Un gatto che si struscia ha con molta probabilità un’indole dominante, e cerca di marcare come “proprio” tutto ciò con cui entra a contatto. Strusciandosi, infatti, il gatto rilascia feromoni sui tessuti come sulla pelle, avvertendo i presenti (animali e non) che “quello (il proprio padrone e persino un oggetto) è roba sua”.


Il micio di casa è diventato improvvisamente aggressivo?

I gatti sono per natura docili e di indole pacifica, tuttavia può capitare che il nostro amico a quattro zampe cambi il suo atteggiamento all’improvviso.

Quando questo accade, generalmente, c’è sempre un motivo preciso dietro il suo comportamento.

Come riconoscere l’atteggiamento aggressivo del gatto

Quando un gatto diventa aggressivo, compie una serie di comportamenti riconoscibili.

Oltre a soffi seguiti da graffi e morsi, si possono notare:

-coda alzata

-orecchie dritte

-pupille strette

-versi tipo ululato

Questi atteggiamenti non sono da confondere da quelli difensivi che, invece, sono:

-coda attorcigliata

-orecchie basse

-sguardo fisso

-pupille dilatate

-pelo dritto

-brontolii

Le possibili cause dell’atteggiamento aggressivo

Riconoscere i segnali di aggressività sono importanti per intervenire in maniera tempestiva sul comportamento del gatto e correggerlo, prima che diventi troppo tardi.

Uno dei casi in cui il gatto può dimostrare aggressività può essere durante il momento del gioco.

Questo accade perché il gatto può sfogare il suo istinto da predatore. Non essendo in grado di modulare il suo comportamento, i graffi e i morsi, il gatto può risultare aggressivo e quindi far del male accidentalmente al suo padrone. Per ovviare a questo problema si potrebbe offrire al micio dei giocattoli appositi sui quali affondare gli artigli.

Un altro motivo di aggressività del gatto, potrebbe essere la difesa del suo territorio. Soprattutto gli esemplari maschi potrebbero adottare una postura di difesa o attacco se si sentissero minacciati. Allo stesso modo, una mamma gatto potrebbe avere paura che qualcuno possa far male ai suoi cuccioli e, per questo, difendere la prole in maniera aggressiva.

Infine, un gatto potrebbe risultare aggressivo anche solo se si sentisse impaurito o spaventato in senso generale.

Altre volte, il gatto potrebbe essere aggressivo per motivi di salute.

Per questo, è sempre bene portare il proprio micio dal veterinario per accertarsi delle cause specifiche del suo malessere e su come aiutarlo.

Cosa fare se il gatto è aggressivo?

Se il proprio gatto presenta tutti gli atteggiamenti sopra citati, quello che si può fare nell’immediato è:

-evitare di toccarlo

-non sgridarlo

-fornire al gatto un tiragraffi o dei giochi appositi

-vaccinare il gatto contro la rabbia

Il tuo gatto ha avuto problemi simili? Raccontacelo nei commenti!